Non lasciamoci dissipare l’anima

Fine novembre 2021, siamo alle porte di un nuovo anno e alle soglie del Natale: il freddo si fa più tagliente e le strade si riempiono di luci, puntini luminosi la cui vista riscalda un po’ di più e riaccende un lume di speranza, soprattutto se si rammenta come questo periodo era iniziato un anno fa…

Associazione culturale Radici
3 min readNov 29, 2021

Nonostante il perdurare dello stato d’emergenza, infatti, sembra che la stagione più oppressiva della pandemia (almeno per una parte della popolazione) sia terminata ma continui a riecheggiare, e probabilmente lo farà ancora a lungo, l’imperativo “state a casa”; gli strascichi di questi “arresti domiciliari” rimangono in vita nelle misure restrittive basate sul distanziamento sociale, regole che alimentano un clima d’incertezza generale (non solo in ambito prettamente economico) causando un disagio psico-sociale non indifferente: esiste un “effetto collaterale” del Covid-19 di cui la politica ed i media si sono poco interessati nonostante gli allarmi scattati nei servizi di salute mentale.

L’isolamento a cui siamo (stati) costretti ha causato un aumento dell’uso e dell’abuso di alcol e sostanze stupefacenti, nonché incentivato la creazione di vie ulteriori ed alternative grazie ai social network, come la “Nek Nomination” ed il “Delivery Wine”.

A dire il vero, non stupisce il fatto che in un momento durante il quale la realtà è divenuta troppo difficile e spaventosa da affrontare, i soggetti più fragili siano andati alla ricerca di un “palliativo”, specialmente se si riflette sul fatto che nel mondo moderno di fronte alle sfide e alla sofferenza si è sempre più abituati a cercare l’uscita di sicurezza; allora, di fronte ad ogni forma di dipendenza la vera (e allo stesso tempo più banale) domanda da porsi è:

Quale aspetto della vita si sta cercando di silenziare, di fuggire?

La società odierna ha, tendenzialmente, scarsa capacità di andare oltre, di cercare il significato profondo che si cela dietro ogni azione e scelta, poiché focalizzandosi solo sul far scomparire i sintomi non si curerà mai la malattia. E nel frattempo il rischio che si corre è quello di lasciarsi rubare la vita.

Non è sufficiente ribadire che drogarsi o eccedere nell’uso di alcolici causi danni psico-fisici. Questa, seppur sappiamo essere la verità, è una retorica che ha, da un po’, smesso di funzionare: ogni adolescente si è sentito dire almeno una volta “fumando le canne ti si brucerà il cervello”, effetto del quale faticherà a percepire la gravità, ma forse nessuno gli ha posto la soluzione di non accettare quella canna offertagli dall’amico “per entrare a far parte del gruppo” e che quel gesto non lo aiuterà a stare meglio con se stesso e sentirsi meno solo o più sicuro di sè, perché da quella decisione derivano ferite a volte ben più dolorose di quelle fisiche.

Ogni dipendenza appone una coltre di nebbia che non permette di comprendere come tale maniera di mettere a tacere la realtà per crearne una parallela, più confortevole, è un barattare l’esistenza per una “non-vita”; tuttavia, calare questo velo di Maya che separa dalla verità è possibile, spesso non solo con le proprie forze ma riconoscendo e accettando di essere aiutato: non lasciamoci dissipare l’anima!

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