L’arte di essere madre

Mercoledì 12 aprile Maria Rachele Ruiu è stata ospite del ciclo di incontri formativi online, “ATTIVAMENTE”, organizzati dall’Associazione Family Day in collaborazione con altre realtà.

Associazione culturale Radici
3 min readApr 17, 2023

Il tema della serata, sotto al titolo “L’arte di essere madre”, è stato un viaggio all’interno dell’esperienza personale di Maria Rachele che ha testimoniato la ricchezza della maternità, anche quando incontra un’esperienza dolorosa come quella della morte in grembo del figlio. Gli argomenti affrontati hanno restituito concretamente il connubio donna-madre: essere madre significa fare spazio all’altro, accoglierlo (ed infatti tutto il corpo femminile si ingrandisce per fare spazio al nascituro che poi andrà a riempirlo), ecco perché si può vivere la maternità pur non essendo madri nella carne. Da ciò si evince una delle peculiarità femminili: la tenerezza. Uno dei maggiori inganni del nostro tempo di cui la donna è vittima è quello di aver creduto di dover abdicare alla sua tenerezza, così da perseguire un’idea di indipendenza ed autonomia che invece non ha nulla a che vedere con queste caratteristiche.

Arrivando, poi, alla questione dell’aborto, Maria Rachele ha spiegato benissimo come questo sia stato erroneamente collegato al concetto dell’essere pronte (economicamente, psicologicamente, ecc..), quando invece nessuno racconta che la vita stupisce sempre e che non si è mai davvero preparate per tale avvenimento; tuttavia, nel momento in cui si scopre di essere in attesa si è già madri e si può solo scegliere se essere madri di un bambino vivo o morto. Ecco perché lei non associa mai alla parola “aborto” la qualificazione “volontario”, bensì parla sempre di “aborto indotto” perché attorno a questa vicenda dell’interruzione della gravidanza ci sono talmente tante menzogne, pedantemente raccontate alla nostra società, da rendere impossibile una vera scelta consapevole in questo senso.

Maria Rachele ha infine parlato dell’esperienza della morte in grembo di sua figlia Sara e della sua maternità stravolta dall’arrivo della malattia, due avvenimenti infausti che l’hanno ancora una volta messa di fronte alla potenza della vita. Nel primo caso si tratta di un dolore che la sua famiglia ha dovuto vivere quasi con vergona, nel segreto, dal momento in cui il mondo di oggi non accetta che si possa piangere una vita non ancora venuta alla luce; nel secondo, invece, si è scontrata con l’importanza di insegnare ai propri figli, ancora molto piccoli, il valore della malattia e, in generale, della sofferenza: due esperienza che odiernamente si cerca di evitare il più possibile, superando ogni limite etico e morale nella speranza di placarle.

Questo incontro deve innescare dentro ognuno di noi una profonda riflessione sulla nostra vita e sulla missione che abbiamo: non dobbiamo credere che essa stia nel portare a termine compiti mastodontici, spesso è sufficiente imparare ad accogliere quello che ci accade anche se non siamo pronti, proprio come fanno le madri, mettendo al primo posto non se stesse, non i loro bisogni ma un bene più prezioso, anche nella stanchezza stremante delle notti insonne.

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