Custodire la Vita

Lo scorso 6 febbraio si è celebrata la Giornata per la vita, appuntamento che cade sempre la prima domenica del mese più breve dell’anno, istituita nel 1978 dal Consiglio Episcopale Permanente della CEI con l’intento di promuovere l’accoglienza della vita, soprattutto quella nascente.

Associazione culturale Radici
3 min readFeb 10, 2022

Nel 2021 si era posta l’attenzione sul concetto di rimanere “aperti alla vita oltre gli ostacoli”, evidenziando la necessità di superare la visione orizzontale ed immanente che si sta sempre più radicando nella società moderna, dove la realtà è stravolta e non residua spazio per accettazione e sacrificio, i quali vengono travisati e abbassati a mera “rassegnazione” da evitare con tutte le forze: ciò che provvidenzialmente arriva, come una gravidanza inaspettata o una malattia, devono passare al vaglio dell’arbitrale volontà dell’individuo.

L’uomo avverte sempre più un senso di claustrofobia nei confronti di se stesso e, cedendo poco a poco parti della propria natura, fino a smantellarla definitivamente, si illude di poter barattare la propria umanità con un “super-io” che ha il potere di disporre totalmente della vita propria ed altrui.

Tuttavia, non è possibile prescindere dal connubio libertà — verità intesa non come autodeterminazione prigioniera del soggettivismo dominante, ma come autenticità esercitata a servizio della vita, perché ‹‹il concetto di “limite” governa il nostro pianeta ed il Creato […] tutto ha e deve avere un limite, superato il quale c’è solo disastro. La libertà deve è avere un limite se non vuole naufragare nell’arbitrio che rende impossibile la convivenza civile›› (Massimo Gandolfini, Il “suicidio” dell’Occidente).

Proprio alla luce di questo rovesciamento culturale, di questo rifiuto verso la fragilità ed il dolore che porta a negare l’esistenza, la 44esima giornata annuale per la difesa della vita ha posto al centro l’immagine del custode, che allude ad un’idea complessa: custodire è un sinolo di vigilanza, assistenza e protezione perché chi custodisce cura, preservando dai pericoli e provvedendo alle necessità. Infatti, di fronte al drammatico inverno demografico che sta travolgendo l’Italia, penultima nella classifica europea della natalità, urge presidiare la vita in ogni sua forma, sempre, dal suo inizio alla sua naturale conclusione.

Non ci si deve rassegnare od arrestare dinnanzi all’inganno del nostro secolo, bensì continuare a lottare per salvare e accompagnare tutte le vite nell’arco della loro esistenza, perché il corpo è l’involucro dell’anima ed ogni anima non può che essere degna di vita, dal concepimento all’ultimo respiro.

Questo è certo, che la dignità ed il valore dell’uomo sono già racchiusi intrinsecamente nel cuore di ciascun individuo, poiché né venire al mondo né tornare al cielo sono eventi casuali, nessuno è “un puntino buttato nel cosmo” per cui “la vita è una e bisogna godersela”, spazzando via dal proprio cammino tutto ciò che è di impedimento, ma finché l’uomo continuerà a cercare il senso della vita nel suo ego non potrà mai accorgersi che ciò che dà sapore alla vita è proprio al di fuori dell’Io.

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