“AI MIEI TEMPI” CHE MONDO SAREBBE SENZA NONNI

Associazione culturale Radici
4 min readMay 12, 2023

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Che ruolo hanno i nonni e gli anziani nella nostra società? Nell’incontro, ciclo di conferenze, “ATTIVAMENTE” è stato approfondito il tema dell’importanza dei nonni e degli anziani in una società che purtroppo antepone troppo spesso la produttività della persona alla cura della sua anima, il lavoro frenetico ai momenti in famiglia e l’aridità all’umanità.

In una società di questo genere le figure dei nonni, piuttosto che essere considerate una ricchezza, una fonte di tradizioni e pilastri fondamentali, vengono viste spesso come un peso e un costo, anche se andando a verificare alcuni dati e diversi studi, la verità sembra essere un’altra; infatti, negli ultimi decenni è cambiato il mondo ma la presenza e la funzione dei nonni resta invariata e insostituibile.

Una ricerca del CISL sugli anni 2020–2021 ha dimostrato che la presenza dei nonni, anche da un punto di vista economico, in questi 2 anni è stata fondamentale: l’aiuto economico dato dai nonni a figli e nipoti è stato di circa 38 miliardi di euro. In un certo senso, per molte famiglie, si può dire che i nonni si siano sostituiti allo Stato.

Ma aldilà dell’aspetto prettamente economico, ricerche dimostrano che la presenza dei nonni accanto ai figli nel crescere i nipoti migliori l’armonia familiare, la leggerezza e in generale il benessere della famiglia, consentendo anche ai genitori dei bambini di sentirsi più sollevati e di ritagliarsi del tempo per loro stessi, coltivando anche passatempi che non riguardino il lavoro o la famiglia.

Il supporto dei nonni nella crescita dei nipoti e delle nuove generazioni è un aspetto che riguarda circa l’80% delle famiglie italiane. Da questo dato, come da molti altri, possiamo capire che la società dovrebbe avere una considerazione nettamente maggiore dei nonni e tornare a considerarli come pilastri di famiglie e tradizioni.

Fortunatamente posso dire di avere molti ricordi belli associati ai miei nonni: ricordo le passeggiate in montagna, le torte di mele cucinate con la nonna, i cestini intrecciati con le margherite e le storie che mi raccontavano sulla loro infanzia in campagna, ma anche sulla guerra e sulle sofferenze e sfide che avevano affrontato. Tramite questi racconti non solo mi hanno trasmesso i loro ricordi, ma hanno tramandato alla generazione successiva tradizioni e valori che incidono molto sulla formazione e sulla crescita dei bambini. Credo che uno dei problemi principali della mia generazione, e temo anche della generazione successiva alla mia, sia la fuga dai problemi, il cercare rifugio nella solitudine, il trovare supporto e conforto non più negli amici fisici ma in quelli virtuali e la creazione spesso di rapporti superficiali che molte volte non portano a costruire nulla di concreto.

Mi piace pensare alla vita come ad un treno che lungo tutto il suo tragitto fa delle fermate. Queste fermate possono essere considerate come le fasi della vita: tutte sono utili, diverse fra loro, tutte hanno un loro significato e in ciascuna di esse Dio è al nostro fianco per donarci qualcosa ma anche per darci compiti e obiettivi.

L’essere umano è corpo, psiche e spirito, componenti che devono essere legati e correlati tra loro. In ogni fase della vita c’è bisogno di qualcuno che ci ascolti, che ci aiuti e che ci guidi. In particolar modo nella fase dell’anzianità rimane comunque il bisogno di essere sostenuti, ma anche quello di essere ascoltati, supportati e apprezzati; a maggior ragione, nel nostro occidente, dove è in atto una crisi totale di trasmissione: non sappiamo più trasmettere niente, si parla spesso anche di “demografia agli sgoccioli”, ciò significa che ci sono sempre più anziani e meno giovani.

Fondamentalmente il problema di oggi è che non trasmettiamo più perché non amiamo la vita, perché siamo tutti concentrati su quello che abbiamo da fare, sulla frenesia e sul portare a termine una serie di compiti quotidiani che ci vengono chiesti per essere considerati produttivi e “capaci”.

Di fronte a questa mentalità dominante che ci porta ad essere soli e che ci ha voluti soli dovremmo fortificare quelle che sono le nostre radici, le nostre tradizioni, il passaparola e la nostra unione, partendo dal nucleo familiare stesso, che deve rimanere forte e coeso per combattere i tentativi di attacco alla famiglia stessa, in quanto nucleo che resiste al nichilismo e al relativismo.

La chiave di tutto sta nell’amore per la vita, per la fede in Dio e nella gratitudine, nella gioia che incontriamo nel dare e nel ricevere e nell’accettazione anche dei nostri fallimenti, ricordandoci sempre che per insegnare bisogna amare, come hanno sempre fatto i nostri nonni con noi.

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